di Stefano Curzi

“Il sergente nella neve. Ricordi della ritirata di Russia e Ritorno sul Don”

di Mario Rigoni Stern

pp. 317

20 cm

Torino, 1992

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Il maestro Morelli è stato un personaggio “storico” del nostro paese; anche se io non avevo confidenza diretta, nei racconti delle persone ho riscontrato un senso di benevolenza nei suoi confronti: mi è stato detto che egli teneva ripetizioni ai ragazzi gratuitamente. Un fatto divertente è quello di quando a una manifestazione contro la centrale nucleare, le forze dell’ordine tentarono di sequestrargli il bastone da “lucumone” che aveva sempre con se anche nelle frequenti passeggiate all’aria aperta.

Aldo con Giuseppe Falaschi (fotografia di Annamaria Saturnini)

Ho letto uno dei libri che il maestro custodiva, successivamente donati alla Biblioteca Comunale di Montalto, dal titolo “Il sergente nella neve ritorno sul Don”, dove è narrata l’epopea dei combattenti italiani spediti in Russia, senza adeguati vestiari e armi, che loro compensarono con il valore e il sacrificio. Mandati allo sbaraglio non per difendere la patria, ma per un’assurda voglia di essere alla pari dell’alleato germanico. Nel libro è narrata la ritirata dei nostri soldati che, senza l’ausilio di mezzi e autocarri, venne effettuata in lunghe marce tra la neve a quaranta gradi sotto zero e combattendo costantemente contro la cavalleria cosacca che, con attacchi feroci all’arma bianca, voleva rintuzzare la ritirata. Devo dire che gli alpini, reggendo agli attacchi al fronte italiano, si dovettero ritirare nonostante la loro eroica resistenza, perché non furono loro a cedere per primi. Ma la linea di difesa crollò, proprio dove era presidiata dall’alleato tedesco.

Vorrei qui tentar di entrare nel pensiero del Maestro, cosa abbia suscitato nei sentimenti e nel cuore questa lettura. Certamente essendo lui pacifista e liberale, vedeva nei gesti di quei soldati, che nell’attesa nelle trincee nei svariati modi cercavano di trovare conforto, preparandosi la polenta, il caffè e tutte quelle cose vicine al loro focolare, un desiderio di casa e famiglia. Per uno come lui, e per quelli come lui, penso che il sentire prevalente sia quello della commozione e pena per quegli uomini strappati dalla vita: io stesso posso concepire la guerra in tutti i sensi solo per autodifesa. In merito ai libri in genere, per finire, riporto il mio pensiero:

Er libbro è ‘n alimento assai potente

che nun dà calorie ma espanne l’onde ‘ndo’ po’ arivà la mente

quanno leggi pe’ scopri de quell’arcano

è er penzier che tocca e no’ la mano.

di Stefano Curzi