di Maurizio Brunori

Caro Daniele,

Adriano Leonardi ha delineato molto bene sia la personalità che l’operato di Aldo. Ne ha fatto un’ottima “mini-biografia”. Questo consente, a noi altri suoi amici, di concentrarci più tranquillamente sulle sole testimonianze che siamo in grado di dare.

Sulla personalità di Aldo (“affascinava spudoratamente”), sul suo senso della politica (“la vivente espressione dell’uomo libero”), sulla sottolineatura che lui era “il maestro di tutti” sono molto d’accordo con Adriano.

Quanto alla religione, non era di certo credente, ma – aggiungerei – era, ancor più che tollerante, rispettoso di tutti quelli in buona fede.

Uomo colto, grande amico dei libri, quindi persona di grandi letture, di grandi sentimenti. Impulsivo perché appassionato. Ma, soprattutto, la generosità in persona: aiutava tutti senza chiedere niente in cambio.

Quel pizzico di esibizionismo, che Aldo di tanto in tanto si concedeva, derivava – credo – dal suo spirito beffardo: lui coglieva lucidamente, ludicamente, le assurdità della vita (e l’assurdità, unica, della morte) e, magari amaramente, ci rideva. Del resto, questo suo spirito scanzonato – e, anche per questo, quasi sempre equilibrato – lo portava ad essere intransigente, giustamente aspro, con quelli che lui definiva “supponenti”.

Aldo aveva, ovviamente, un forte senso dell’umorismo, dell’ironia, a cominciare dall’autoironia.

Era uscito da poco il film “La leggenda del santo bevitore”. Io ero a casa. Squilla il telefono, rispondo e sento una voce profonda, vibrante, che dice: “Prrronto! Sono Aldo Morrrelli, grrrande bevitorrre laico!” Poi scoppia a ridere.

Quando lui, io, altri amici, (anzi, “compagni”) tenevamo, tra Tarquinia e Montalto, conversazioni su Gramsci, cercando di coglierne i dati salienti (il partito come Nuovo Principe, il pessimismo della ragione e l’ottimismo della volontà, gli intellettuali organici alle masse, ecc. ecc.), giacché le nostre riunioni culminavano sempre con grandi bevute, Aldo era solito dire che eravamo “intellettuali organolettici alle masse”.

Aldo era, oltretutto, un grande affabulatore. Quando si metteva a raccontare, incantava.

Mi è rimasto impresso un episodio che lui ricostruiva con grande mimica e gran divertimento:

“Un giorno il Direttore didattico, Capaccio, un brav’uomo, comprensivo, aperto, non privo di senso dell’umorismo, mi dice: ‘Morelli, andiamo a Canino, a farci vedere dalla Banda musicale’. Controllare che la Banda, che si esercitava in una scuola elementare, facesse un minimo di prove rientrava tra i compiti del Direttore didattico. Era la vigilia del Primo Maggio. Quando, a metà pomeriggio, arriviamo nella scuola in cui i musicanti di solito provavano, tutti loro, con gli strumenti a fianco, mangiavano ingordamente fave e pecorino e si passavano il fiasco del vino. Appena uno ha dato l’allarme: ‘C’è il Direttore!’, tutti hanno afferrato gli strumenti e intonato l’inno nazionale: ‘Frateeelli d’Itaaalia…’ Provavano a soffiare nei tromboni, nei clarinetti, nei flauti… ma in realtà sputavano pezzi di formaggio, briciole di fave, rivoli di vino… Il Direttore e io, sull’attenti, le mani lungo i fianchi… per restare compunti e trattenerci dallo scoppiare a ridere, per poco non ci sentiamo male!!”

Caro Daniele, di Aldo ho principalmente queste impressioni e questi ricordi.

Della sua ‘biografia’ un momento in particolare mi sfugge. So che ha frequentato, per un periodo, il liceo classico di Civitavecchia. So che se ne è ritirato, ma non ne conosco il motivo. Tu ne sai qualcosa? Può servire a ricostruire integralmente la parabola della vita di Aldo? Non so.

Per ora un cordiale saluto, a presto, Maurizio.

Tarquinia, 4 dicembre 2014

*Lo scritto segue quello di Adriano Leonardi che potete leggere qui.
Fa parte di una serie di testimonianze raccolte per l’evento tenutosi nella sede del Centro Diurno per Anziani a Regina Pacis, Montalto di Castro, nel marzo 2016. Daniele Mattei