Destino Nucleare. Il paradosso che da trent’anni condiziona Montalto di Castro

Comune di Montalto di Castro – Mastarna SpA
Finito di stampare nel Marzo 2012 – Pitigliano
In distribuzione gratuita presso la Biblioteca Comunale
pp. 300 + 12 colori
Presso la Biblioteca Comunale è possibile ritirare, in distribuzione gratuita, un agile volume dal titolo inquietante:
Destino Nucleare. Il paradosso che da trent’anni condiziona Montalto di Castro,
Il lavoro di Adriana Terzo e Gianni Marsili ha compiuto da poco 10 anni ma non li dimostra affatto.
Siamo certi che ai nostri lettori non sarà sfuggito come il nostro territorio sia stato individuato tra i più idonei ad ospitare le scorie nucleari in un futuro prossimo e come sia tornato in voga il tema di un ritorno al nucleare in Italia misteriosamente diventato innocuo grazie alle fantomatiche centrali di quarta generazione. Quindi, quale migliore occasione per leggere e tentare di comprendere al meglio le ragioni di tale propensione nucleare?
Al suo interno troverete anche interviste e contributi di nostri concittadini:
Santino Bronzetti, Vittorio Renzi, Consolata Piras, Arianna Pierini, Maria Elena Pantalei, Federica Pantalei, Sante Nardi, Alfredo Minnetti, Gabriele Miliucci, Daniele Mattei, Giuseppe Mariotti, Monica Mari, Luciano Funari, Gianni Funari, Maria Delmirani, Salvatore Carai, Angelo Brizi, Plinio Bravetti, Gabriella Brandani, Antonio Bidese, Paolo Berti, Antonio Alberti.
Accompagnano la pregevole presentazione di Furio Colombo (con minime omissioni) una serie di fotografie che furono esposte durante la presentazione del volume nel marzo 2012: sono opera di Francesco Galli ma non sono presenti nello stesso. Effettivamente la mostra, dal titolo “No Nuke”, raccoglieva scatti effettuati tra il 1986 e il 1988 quando l’Autore partecipò come attivista e fotoreporter alle manifestazioni contro l’apertura della centrale nucleare a Montalto di Castro.
Di seguito alcuni estratti del noto giornalista ed intellettuale Furio Colombo
Chi vuole il nucleare
«Scegliere è il fondamento della moralità, della legge, della politica, dai minimi comportamenti privati alle massime decisioni collettive. Naturalmente noi sappiamo che la nostra libertà di decidere (detto, nel linguaggio alto, libero arbitrio, ma espresso bene anche nel colloquiale decido io) è limitata da fatti fisici (vorrei essere in America ma vivo qui), economici (comprare casa adesso è impossibile benché lo desideri e lo voglia), occasionali (vorrei partire ma c’è lo sciopero dei treni) e persino umorali (volevo andare ma non vado più). Tutti, però, lasciamo aperto lo spazio della libertà che resta nelle nostre mani. Anche un se potessi in realtà significa se volessi e conferma che il sì e il no spettano a me nei due sensi: decido o cancello la decisione.
Mi ha sempre colpito, fin dai tempi in cui ero spettatore marginale di eventi da adulti e del tutto estraneo al contenuto della discussione, un aspetto unico del dibattito sul nucleare: se dici sì, è per sempre. Pensateci bene: nussun’altra decisione politica, organizzativa, tecnica, scientifica, ma anche soltanto pratica, ha lo stesso carattere irreversibile. Abbiamo imparato che non si chiude una centrale, non si ferma una fissione, non si interrompe la vita misteriosa e immensamente potente generata dal momento in cui, per la prima volta, il tasto ha avviato l’impianto. Anche adesso, dopo tanti mesi, le macerie di Fukushima sono vive e respirano radiazioni come quando la centrale era una macchina perfetta di cui i tecnici e gli esperti ci dicevano un gran bene. Avevano ragione quanto alla misteriosa vitalità della macchina nucleare che non si spegne e non smette mai di respirare. Nella loro esaltante glorificazione del nuovo mezzo, si erano dimenticati di un dato: tutto è perfetto nel nucleare, salvo il controllo.
Quando nel controllo c’è una fenditura, per quanto minima, il respiro della macchina si espande e continua. La sua durata è del tutto sproporzionata a quella degli esseri umani. Si dice per convenzione, parlando di Chernobyl o di Fukushima che la durata di quel respiro avvelenato e mortale è di diecimila anni. Ma diecimila è per sempre. Né la durata né il danno possono essere cancellati o respinti o ridotti o spinti indietro. Un esempio è Chernobyl, dove una enorme cappa di cemento armato sulle rovine della centrale esplosa non può durare diecimila anni (ammesso che funzioni anche adesso). Ma un’altra è certamente Fukushima, di cui tecnici e governo giapponese ci hanno mentito sempre, e dove probabilmente continuano ad accadere catene di conseguenze pericolose di cui politica ed economia suggeriscono di non parlare.
Non con gli estranei, almeno.
Dunque, è semplice dire di no al nucleare. Il sì dura per sempre, è contro la ragione, contro la scienza, contro l’esperienza. Però continuano e si moltiplicano pratiche, manovre, iniziative politiche e clamorose conversioni per dire sì e fare dire sì, quel sì senza ritorno che è l’unico caso al mondo di errore che non si può correggere. Come mai? Grava su di noi un destino nucleare?
Il libro, antologia, memoriale, diario, testimonianza che state per leggere, in apparenza si riferisce a una realtà molto piccola: il centro laziale di Montalto di Castro che è diventato luogo di una ossessione (costruirvi qua, a tutti i costi, una centrale nucleare) di piccoli gruppi egemoni italiani, del tipo che esige che si consideri saggezza ogni loro trovata, decisione o direttiva. Gli interessi economici che gravitano intorno all’operazione, spacciata come futuro della Scienza e futuro dell’Italia, non sono forse enormi come in altre simili situazioni del mondo, ma certo sono considerevoli. Evidente, comunque, è l’ossessione a tornare sullo stesso luogo anche a distanza di decenni, per piantare la stessa bandiera sì al nucleare, nel cuore di una regione popolosa, bella del tutto sconnessa dal desiderio o ricerca di un simile futuro.
Per questo il libro di Terzo e Marsili (una giornalista e uno scienziato, una investigatrice di persone e di eventi e un valutatore di fatti) ha, allo stesso tempo, la qualità del documento (molto accurato) di cose accadute, e porta la premonizione (e molte notizie) sul fatto che in una Paese privo di dignità e morale, tutto può ripetersi come se non fosse mai accaduto prima, non è un problema smentire fatti accertati e neppure smentire se stessi, se si creano le condizioni adatte per esporre una smagliante nuova opinione.
Torna all’improvviso, non si sa motivata da cosa, l’euforia nucleare, e subito un dito punta sulla cartina Montalto di Castro come il luogo perfetto, senza la minima preoccupazione per il rifiuto netto degli abitanti e l’insensatezza della proposta che è già stata tema di un epico e memorabile scontro. E, per i sostenitori del nucleare, di una umiliante sconfitta. I sostenitori dell’errore irreparabile devono avere percepito una debolezza dovuta al dissolversi dei tradizionali gruppi politici e alla fiducia, ormai radicata, che tutto si può comprare. Ma, se c’è un destino nucleare, evidentemente, come tutti i destini, ha il suo rovescio. Il caso Fukushima, segnato da due maledizione, quella della natura che produce l’imprevisto, e quella della politica che non salva ma mente, ha bloccato al momento il caloroso entusiasmo non proprio disinteressato, dei nuovi militanti. Ma il libro resta un prezioso vademecum (intorno a Montalto ma con orizzonti molto più grandi) per gli anni venuti e per gli anni che verranno.»
Nella “Nota” iniziali gli Autori scrivono … questo libro non sarebbe mai stato scritto senza l’aiuto, il sostegno e il supporto delle cittadine e dei cittadini di Montalto di Castro che si sono resi disponibili a rilasciare interviste per raccontare gli eventi in prima persona. Spesso contribuendo con suggerimenti, consigli e disponibilità concrete perché questo volume vedesse la luce […].
Alla base la nostra convinzione, forte, che prima o poi qualcuno dovesse raccontare dal basso le battaglie che qui si sono consumate trentacinque anni fa, narrare di come in quei giorni, mentre nel resto d’Italia ci si prendeva a pistolettate – Anni di piombo e Strategia della tensione – qui nasceva e si consolidava il movimento Ambientalista ed Ecologista. Uno spaccato vivido ed intenso, anche se a volte drammatico, che ha girato principalmente intorno alla centrale di Montalto di Castro, ma che è stato testimone di molto, molto altro ancora. Speranze, delusioni, manifestazioni, proteste.
Alla base sempre le stesse domande: questo mostro nucleare è fonte di pericolo radioattivo o è testimonianza di un progresso energetico ormai inarrestabile? Ed ancora, è una magnifica opportunità di lavoro ben pagato, o una mannaia sulla testa che scardina la tua vita ed ipoteca il futuro dei tuoi figli?
Qualunque sia la risposta, noi riteniamo che la parola finale spetti comunque a chi in quell’ambiente vive. E se la Storia è l’essenza di innumerevoli biografie, come ha scritto Thomas Carlyle, noi, con questo libro, un pezzettino di Storia forse l’abbiamo scritta.


